
Al nostro risveglio lasciamo la mondana St. Florent dirigendoci verso ovest fino al piccolo abitato di Casta, qui al limitare del paese parte una sterrata che si inoltra nella parte più interessante dal punto naturalistico di tutta l’isola: “Le Desert des Agriates” il deserto degli Agriati, poche le persone che s’incontrano in questo luogo, assoluta padrona la macchia mediterranea che qui è costituita da molteplici specie di piante, di cui molte endemiche, in primavera spettacolari le fioriture dei bianchi asfodeli e della gialla ginestra.
La principale attrattiva del deserto degli Agriati sono le sue spiagge bianche ed isolate, ubicate lungo la costa: Saleccia, Loto, Ghignu difficilmente raggiungibili e quindi scarsamente frequentate. Ancora oggi raggiungibili via mare con una barca o percorrendo a piedi o in fuoristrade i dodici chilometri di una polverosa sterrata che si snoda lungo gli aspri rilievi rocciosi che svelano a tratti ampie vedute panoramiche.
Noi, come novelli Indiana Jones lasciamo la macchina per inforcare due pesantissime biciclette stile “Graziella” portate allo scopo da casa per avventurarci nei tornanti polverosi del deserto fino a raggiungere la bellissima spiaggia di Saleccia.

In questo luogo selvaggio per raggiungere la meta prefissata occorre seguire le rare indicazioni per il camping “U Paradisu” luogo frequentato da quei turisti che ricercano sensazioni forti, il deserto degli Agriati è stato volutamente preservato dal turismo di massa evitando la costruzione di collegamenti agevoli lasciando le strade in uno stato oltremodo accidentato per scoraggiarne l’assalto delle auto private e limitandone l’uso ai mezzi fuoristrada o 4×4 o in alternativa alla bicicletta o a piedi.

Non bisogna farsi trarre in inganno dal nome, il Deserto degli Agriati non è il classico deserto con alte dune di sabbia anzi è un luogo colmo di vegetazione a tratti rigogliosa e florida, attraversato da diversi fiumi che sfociano nella vicina costa, non a caso il suo nome in latino si traduce con il termine “granai” nell’antichità ha rappresentato il granaio di Capo Corso, i contadini giungevano via mare seminavano e ritornavano solamente per la mietitura, tutta la zona era disseminata da granai costruiti di sasso e terra dove veniva ricoverato il raccolto.

La lunga e dura traversata che bisogna compiere per raggiungere la spiaggia di Saleccia viene ampiamente ripagata dal panorama che si può ammirare una volta giunti lungo il suo litorale, un’acqua dai colori smeraldini che porta alla mente le più celebrate spiagge caraibiche, che si infrange su una bellissima spiaggia di sabbia bianca finissima, con una bella duna ricoperta di pini d’Aleppo e, dietro a questa uno stagno retrodunale pieno di vita.







Giunti a destinazione ci rilassiamo sul bel arenile, al tiepido calore del bel sole primaverile, per chi volesse, da qui è possibile con due escursioni a piedi raggiungere altre due belle spiagge. La prima è la spiaggia di Ghignu raggiungibile seguendo un sentiero che si sviluppa lungo la costa verso ovest (ci vogliono 2h 30′ solo per l’andata altrettante per il ritorno.
L’altra escursione ha inizio nelle vicinanze del campeggio e conduce alla Plage du Loto che lungo il suo percorso costeggia le sponde del lago omonimo, per giungere in questo luogo incantevole è sufficiente un’ora di buon passo.

Noi riprendiamo invece la via del ritorno nel primo pomeriggio anche perché intendiamo raggiungere la punta estrema al sud dell’isola per rivedere la cittadina di Bonifacio.

Recuperata l’auto ci mettiamo subito in viaggio, giungiamo a destinazione a serata ormai inoltrata, e per sgranchirci le gambe facciamo due passi prima al porto e poi nel centro storico della cittadina


Bonifacio situato sulla punta all’estremità sud dell’isola in posizione assolutamente scenografica domina il paesaggio dall’alto di fantastiche falesie bianche a strapiombo sulle onde del mare, che qui è quasi sempre agitato, quel corridoio fra la Corsica e la Sardegna conosciuto come le bocche di Bonifacio.

Il suo centro storico, la parte più antica sorge sulla parte più interna della penisola, ed è difesa da alte e possenti mura, vi si accede solo tramite una porta dotata di ponte levatoio come un’austero castello medievale.

Oltrepassata la quale si accede ad un’inestricabile dedalo di viuzze e vicoli tortuosi e stretti, copia fedele dei famosi “caruggi” di memoria genovese, non è infatti un caso che questo popolo di temerari marinai abbia governato queste terre per 5 lunghi secoli arricchendo il paesaggio delle celebri torri d’avvistamento sparse un pò ovunque lungo il perimetro dell’isola e fondando città come Bastia, Ajaccio, Porto Vecchio e Calvi. Dopo oltre un decennio trascorso nel tentativo di sedare la rivolta del popolo guidato nella lotta dal generale Pasquale Paoli che venne successivamente proclamato eroe nazionale, la Repubblica di Genova sfiancata dai debiti a cui non riusciva più a fare fronte, così nel 1768 con il trattato di Versailles autorizzava il Re di Francia Luigi XV ad occupare militarmente l’isola ponendo così fine in maniera definitiva alla sua dominazione.



Immagini del centro storico di Bonifacio
Le case sono costruite fin sull’orlo dell’alta falesia e sono quasi tutte provviste di cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, vista la difficoltà di reperire il prezioso liquido considerate le scarse precipitazioni atmosferiche.

Come nel più classico dei romanzi di Agata Christie, la nostra nuova giornata inizia con la gita al faro di Capo Pertusato, la punta più estrema dell’intera isola.
Lasciataci alle spalle la bianca sagoma della Cappella di San Rocco imbocchiamo senza indugio il lastricato sentiero denominato “campu Rumanilu” ovvero il campo del rosmarino.



Volgendo lo sguardo alle nostre spalle la vista abbraccia la magnifica visione delle vecchie abitazioni di Bonifacio abbarbicate in equilibrio precario sulla sommità della falesia del tutto simili ad una nave pronta a salpare verso il mare aperto.

La macchia mediterranea aggredisce i nostri sensi con i suoi intensi profumi, ci ritroviamo circondati dalla bassa vegetazione composta in prevalenza da secchi arbusti di ginepro, che si contendono lo spazio con altri arbusti spinosi, il giallo delle ginestre, i cisti ed i verdi ed odorosi cespugli di rosmarino, intervallati da macchie di fiori gialli e bianchi.

L’aria di mare gonfia di sale accarezza il viso, le acque trasparenti color turchese in basso ci accompagnano lungo il sentiero di questa gita facile ma spettacolare.

Guadagnata in breve la cima della falesia subito è visibile davanti noi la bianca sagoma del faro, all’orizzonte gli azzurri rilievi della Sardegna ed una veduta eccezionale sull’arcipelago delle isole di Lavezzi




Ora non ci resta che fare ritorno a Bonifacio, riguadagnati in fretta i suoi bastioni ci accoglie subito la vista della chiesa di San Domenico, in realtà siamo interessati a scoprire un’altra particolarità vantata da questa splendida cittadina corsa, si tratta della famosa scalinata del Re d’Aragona, scavata a mano nella nuda roccia. Narra la leggenda sia stata scavata in una sola notte dai soldati durante l’assedio del 1420. Nella realtà è sempre esistita, si tratta di una faglia naturale che è stata adattata dall’opera dell’uomo in modo da creare un facile accesso ad una sottostante sorgente di acqua potabile.



Il sito è di una bellezza sconvolgente vi ritroverete in cima ad una ripidissima scalinata composta da 187 gradini a picco sulle smeraldine acque sottostanti ad un’altezza di oltre sessanta metri. Non ci resta che scendere e percorrere il sentiero sottostante che conduce ad una grotta naturale ed al vecchio pozzo.

Compiuto il sentiero a livello del mare non ci resta che intraprendere l’ardua risalita, resa più faticosa dall’altezza e dalle scivolosità dei gradini nonché dalla sua notevole pendenza e ripidezza. Ora ci resta ancora il tempo per una passeggiata lungo i bastioni che da sempre hanno difeso l’abitato di Bonifacio.

Decidendo poi all’istante di proseguire lungo bei prati fioriti che sovrastano le bianche falesie creando un bel contrasto cromatico per giungere all’estremità meridionale del golfo.

L’ultima immagine che ci regala Bonifacio è quella del faro della Madonetta con la sua torre rossa a sovrastare dalla sommità della scogliera l’azzurra immensità del mar Mediterraneo.

La nostra breve vacanza volge rapidamente al termine, non ci resta che intraprendere la lunga risalita verso nord fino al porto di Bastia dove ci aspetta il traghetto che ci riporterà a casa. Breve sosta presso l’antico borgo di origine genovese di Porto Vecchio, dove girovaghiamo un poco lungo le stradine della sua cittadella fino a giungere in Piazza della Repubblica dominata al centro dalla severa mole in granito della chiesa di San Giovanni Battista.

Lungo la risalita si alternano visioni di belle spiagge sabbiose più accessibili di quelle del versante occidentale quindi meta preferita delle famiglie con bambini piccoli o più semplicemente da chi è alla ricerca di un pò di relax.

Arrivati velocemente al capolinea abbiamo ancora il tempo per fare un giro nella Bastia antica, attraverso vicoli bui ed umili stradine che conducono tutte, come in un vecchio labirinto, all’unica vera piazza cittadina, quella dove si tiene il mercato rionale. Interamente contornata da una bella cornice naturale di platani, con al centro una moderna fontana raffigurante una tondeggiante e sensuale figura di donna intenta a dissetarsi dallo zampillo d’acqua che scorre di fronte alle sue labbra.

